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Pillole di storia

 "L'area della riserva è stata riconosciuta Sito di Interesse Comunitario e Zona Speciale di Conservazione"

Riserva Naturale Fontana del Guercio (ZSC IT2020008)

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1. Inquadramento generale e riconoscimenti ufficiali

La Riserva naturale Fontana del Guercio è un’area protetta regionale istituita nel 1986 con la Legge Regionale 30.11.1986, n.86. Dal 1995 è stata riconosciuta anche come Sito di Interesse Comunitario (SIC) e Zona Speciale di Conservazione (ZSC) con codice IT2020008, diventando così parte integrante della Rete Natura 2000, istituita in attuazione della Direttiva Habitat 92/43/CEE.

Lo scopo della Rete Natura 2000 è quello di mantenere la biodiversità sul territorio europeo, attraverso la conservazione degli habitat naturali, delle specie animali e vegetali di interesse comunitario. La riserva si estende su una superficie compresa tra i 27,8 e i 35 ettari (a seconda delle fonti), ricadenti interamente nel territorio comunale di Carugo (CO), in gran parte ricoperti da boschi.

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2. Caratteristiche ambientali e valore naturalistico

Le peculiarità naturalistiche della riserva sono principalmente di tipo idrogeologico. Il terreno è caratterizzato dalla presenza della Formazione del Ceppo, una particolare struttura geologica che costituisce un elemento chiave per la presenza d’acqua. Il ceppo è un conglomerato: una roccia formata da un miscuglio di ciottoli cementati naturalmente, ma con numerosi spazi vuoti tra gli elementi che la compongono. Questi vuoti le permettono di funzionare come una spugna, assorbendo acqua che si accumula e forma la falda acquifera.

Grazie a questa conformazione geologica, all'interno della riserva sono presenti ben 11 sorgenti naturali (secondo alcune fonti 14 fontanili), utilizzate dall’uomo sin dai tempi antichi, forse già dall’epoca celtica. Questi fontanili sono strutture in parte artificiali, scavate e modellate dall’uomo, ma alimentate naturalmente dalla falda affiorante.

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3. I fontanili: funzione, struttura e biodiversità

Tra le sorgenti più importanti presenti nella riserva spiccano:

  • la Fontana del Guercio, da cui prende il nome l’intera area;

  • la Testa del Nan, una delle più grandi sorgenti lombarde, dalla quale nasce la Roggia Borromeo;

  • Il Capùn.

Questi fontanili sono delimitati da antichi muretti a secco, realizzati senza malta o cemento. Alcuni di questi muri risalgono alla fine del 1600, e hanno oggi un grande valore sia storico che naturalistico. Gli spazi tra le pietre ospitano diverse forme di vita:

  • in zone soleggiate, i muretti offrono riparo a rettili e piccoli mammiferi;

  • in zone umide e ombreggiate, le pietre vengono colonizzate da felci e vegetazione igrofila.

Dal punto di vista naturalistico, la zona più interessante del fontanile è la "testa", dove l’acqua fuoriesce a temperatura costante (circa 12 °C). Questa condizione favorisce la presenza di specie animali e vegetali adattate a temperature stabili. I punti in cui l’acqua emerge sono chiamati “scaturigini” o “polle”, e si riconoscono facilmente perché la sabbia sul fondo è smossa dal movimento dell’acqua in risalita.

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4. La Roggia Borromeo e l’ecosistema delle acque correnti

La Roggia Borromeo, che nasce dalla Testa del Nan, percorre l’intera riserva ed è incassata tra splendidi muretti a secco, anch’essi colonizzati da felci e vegetazione tipica degli ambienti umidi. Essa costituisce un raro e prezioso esempio di ecosistema di acque lotiche, ovvero acque correnti.

In questo tipo di habitat, gli organismi che lo abitano hanno sviluppato strategie evolutive specifiche per adattarsi alla corrente e alle condizioni “movimentate” del flusso. La presenza costante di acqua e la sua purezza favoriscono una grande biodiversità, sia a livello microbico che macroscopico. Le acque della zona paludosa vennero convogliate nel 1600 con l'intento di fornire acqua ai paesi a valle (Mariano Comense Seregno) e per alimentare le fontane della Villa Borromeo a Cesano Maderno.

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5. I boschi residui e il paesaggio della Brianza

I boschi presenti nella riserva rappresentano alcuni degli ultimi lembi dell’antico querceto di pianura, formato da rovere, farnia, carpino bianco, e altre specie arboree autoctone. Questo tipo di bosco un tempo copriva gran parte della Pianura Padana, compresa la Brianza e le Prealpi, ma è stato progressivamente distrutto a partire dall’epoca romana e poi, in modo massiccio, con l’industrializzazione e la bonifica delle zone umide.

Nella riserva, questo bosco sopravvive grazie alla presenza della falda acquifera superficiale, che mantiene il terreno umido lungo il corso della roggia. Si tratta di un ambiente ormai raro e prezioso, un vero e proprio relitto ecologico da proteggere con cura.

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6. Fruizione pubblica e educazione ambientale

Per favorire la conoscenza e la valorizzazione dell’area, è stato realizzato un sentiero naturalistico corredato da otto pannelli didattici, che illustrano le peculiarità idrogeologiche, botaniche, faunistiche e storiche della riserva. Il percorso è accessibile e pensato per scopi educativi e divulgativi, ed è spesso frequentato da scuole, famiglie e gruppi naturalistici.

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7. Storia recente: degrado, rinascita e volontariato

Nel secondo dopoguerra, con l’esplosione industriale e artigianale che caratterizzò la Brianza, il territorio cambiò rapidamente. La crescita economica portò benessere, ma anche un diffuso abbandono dei luoghi tradizionali. In quegli anni la zona della Fontana del Guercio fu trasformata in discarica con tanto di autorizzazione comunale: vi si accumulavano scarti di lavorazioni, macerie e rifiuti di vario tipo, non essendo ancora previsto un centro di conferimento rifiuti come lo intendiamo oggi. L’antico spazio delle sorgenti e dei lavatoi perse così la sua funzione originaria e divenne un’area degradata, segno delle contraddizioni del boom economico.

La svolta arrivò nel luglio del 1974, in piena austerity. Un gruppo di  giovani e cittadini di Carugo, mossi dalla volontà di recuperare un luogo identitario del paese, si organizzò spontaneamente per ripulire la zona. Nacque così il gruppo degli “Amis de la funtana”, che per anni portò avanti giornate di lavoro dedicate alla rimozione dei rifiuti e alla sistemazione dell’area. Quello che iniziò come un’iniziativa pratica si trasformò presto in un appuntamento comunitario, capace di rinsaldare legami sociali e trasmettere senso di appartenenza. Ogni anno, per parecchi anni, si celebrava a luglio la "festa della Fontana", con musiche e balli, cibo e messa solenne.

Da quell’esperienza prese forma anche il nucleo del volontariato locale: gli stessi cittadini che si impegnavano alla Fontana furono alla base del gruppo antincendio boschivo e, più tardi, della Protezione Civile comunale, ufficialmente istituita nel 1995.

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Cinquant’anni dopo, nel 2024, questa vicenda è stata raccolta in un volume curato dall’associazione culturale Museo della Brianza nel Novecento, con fotografie storiche e testimonianze dirette. È la memoria di un percorso singolare: un’area abbandonata e degradata riportata in vita grazie alla determinazione di una comunità.

Per maggiori informazioni: www.museobrianza.it

L'area dell'attuale Riserva negli anni '70

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