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I luoghi

Il lavatoio di Incasate

All'inizio della Riserva, ci imbattiamo nell'antico lavatoio di Incasate. 

Il lavatoio si trova lungo il percorso della Roggia Borromeo, in un punto dove un tempo si trovava un piccolo guado. Fu realizzato nel 1725, quando il conte Carlo Borromeo autorizzò gli abitanti delle cascine Sant’Ambrogio e Incasate a costruire un passaggio per abbeverare gli animali e lavare i panni, collocando sette pietre da lavare: tre a destra e quattro a sinistra del guado. Questa sistemazione doveva essere mantenuta a spese della comunità, che si impegnava anche a non ostacolare il libero deflusso delle acque .

Davanti al lavatoio c’è una bacheca in legno di castagno, impreziosita da due bassorilievi: uno raffigura le lavandaie al lavoro e l’altro un gambero di fiume, simbolo della roggia. I rilievi sono opera di Luigi Marelli (disegno) e Danilo Borgonovo (scultura) .

La Fontana del Guercio

È proprio questa sorgente a dare il nome all’intera Riserva.
L’origine del toponimo è oggetto di dibattito: secondo alcune ipotesi potrebbe derivare da un soprannome legato a un antico proprietario con una particolare caratteristica fisica; secondo altre, il nome sarebbe invece connesso alla natura stessa del luogo, un’area umida, paludosa o “guercia” nel senso di degradata, oppure ancora che possa avere origine celtica.
Negli anni ’70, nei pressi della sorgente, si teneva ogni anno la tradizionale Festa della Fontana: un momento di comunità con cibo, musica e una messa solenne, nato per celebrare il recupero dell’area un tempo utilizzata come discarica.

L'asta del Nan

Tratto di roggia che collega il fontanile "del Nan" con gli altri fontanili.
Inizialmente costruito in legno e successivamente ricostruito in pietra a secco. E' stato rinforzato con delle traverse ad inizio 900.
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La Testa del Nan

Il fontanile Testa del Nan (in antichità chiamato del Neno),  è tra i più importanti della Lombardia e dà origine alla Roggia Borromea, che in passato raggiungeva i giardini di Villa Borromeo. La sua realizzazione risale al 1682, data incisa all’esterno della piccola darsena utilizzata per le imbarcazioni necessarie alla manutenzione del sito. L’incisione diventa visibile solo negli anni particolarmente secchi, quando il livello dell’acqua si abbassa. La struttura originaria fu realizzata con muri in legno, poi sostituiti dagli attuali muretti a secco, ancora oggi ben conservati. È però probabile che la sorgente fosse utilizzata già in tempi molto più antichi: il toponimo “Nan”, secondo alcune ipotesi, avrebbe origini celtiche, e il luogo potrebbe essere stato un sito sacro.Il fontanile si inserisce in un’area della pianura padana dove, per motivi geologici, si concentrano la maggior parte dei fontanili lombardi.
Fa eccezione proprio la Testa del Nan, che presenta caratteristiche particolari. Ogni fontanile è formato da una “testa”, cioè il punto in cui l’acqua risale dal sottosuolo o dalla roccia, e da un’“asta”, ovvero il corso d’acqua che si sviluppa da lì. Mentre la testa mantiene una temperatura costante durante tutto l’anno, l’asta subisce variazioni stagionali.La zona della testa è la più interessante dal punto di vista ambientale: ospita specie vegetali e animali specializzate in ambienti con temperatura stabile. Tuttavia, nel tempo, la testa tende a riempirsi di detriti, piante acquatiche e sabbia, riducendo il valore naturalistico dell’ecosistema.
Un tempo, ogni due o cinque anni, i fontanili venivano ripuliti in inverno, con lo spurgo della testa e la rimozione del fango. Oggi questa pratica è stata quasi del tutto abbandonata a causa del calo dell’attività agricola, ma il Comune di Carugo continua a occuparsi della manutenzione. A partire dal Seicento, tutto il corso d’acqua venne definito da muri a secco, che oggi ospitano una vegetazione ricca e varia. Nei tratti esposti al sole, gli interstizi tra le pietre accolgono rettili e piccoli mammiferi, mentre nelle zone più umide trovano spazio felci e piante igrofile. Per favorire l’emersione delle acque freatiche, alla base della testa vennero infissi nel terreno otto tini in legno di ontano o castagno, profondi circa due metri. Questi elementi, insieme ai muretti, rappresentano oggi un patrimonio storico e naturalistico di grande valore.

Fontanile del "Capùn"

Poco oltre la sorgente della Fontana del Guercio si trova il fontanile de "Capun", uno dei maggiori fontanili presenti nella Riserva. 

L'antico laghetto

Proseguendo oltre la principale sorgiva della Fontana del Guercio, sulla destra, ci si imbatte in un laghetto. Oggi luogo per la riproduzione degli anfibi, si trova traccia di questo laghetto in già un documento del 1723  in cui si segnala la realizzazione di un nuovo ponticello per favorire il passaggio pedonale.
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La (ex) discarica

Negli anni del dopoguerra, l'area che oggi conosciamo come Riserva Naturale Fontana del Guercio era purtroppo relegata a una sorta di discarica abusiva, usata come luogo dove liberamente scaricare ogni tipo di rifiuti. Fu grazie al forte coinvolgimento di volontari locali – conosciuti come Amis de la funtana – che, nell’estate del 1974, iniziò una vera e propria opera di pulizia e recupero ambientale. Il loro impegno non solo restituì la dignità a un ambiente degradato, ma fu il motore che trasformò quell’area in una riserva florido di natura e biodiversità, diventando oggi un simbolo di speranza, comunità e rinascita ecologica.
Era principalmente situata nel prato adiacente al fontanile più a valle.
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